Analisi del voto in Saar, Schleswig-Holstein e Nordreno-Vestfalia

Bundestagswahl 2017

VERSO LE POLITICHE 2017
Saar, Schleswig-Holstein e Nordreno-Vestfalia: contingenze locali, tendenze federali e prospettive europee nel voto dei tre Länder

Tra il 26 marzo ed il 14 maggio 2017 in Germania si sono tenute le elezioni per il rinnovo dei parlamenti nella Saar, in Schleswig-Holstein e Nordreno-Vestfalia. Gli ultimi tre test elettorali prima delle elezioni per il Bundestag del 24 settembre prossimo, hanno fornito elementi utili per esaminare quanto le tematiche locali, nazionali ed europee abbiano effettivamente inciso sugli orientamenti degli elettori.

Nel voto in Saarland del 26 marzo 2017 emerge una vittoria netta della CDU, che raggiunge il 40,7% dei suffragi ed aumenta del 5,5% il risultato del 2012. La SPD si ferma invece al 29,6% (-1% rispetto al 2012), staccata di oltre 10 punti percentuali dai cristiano-democratici. Tiene la Linke, che perde il 3,2% ma si conferma terza forza politica con il 12,9%, mentre i Grünen con il 4% (-1% dal 2012) e la FDP con il 3,3% restano fuori dal Landtag. La AfD, partito antieuropeista vicino alla destra radicale, conquista il 6,2% ed entra nel prossimo parlamento regionale, i Piraten non superano l’1%. Al 69,7% l’affluenza alle urne, aumentata di oltre 8 punti percentuali rispetto al 2012.

Le elezioni regionali in Schleswig-Holstein del 7 maggio 2017 confermano le tendenze osservate nella Saar, con la CDU che con il 32% dei voti supera del 4,8% i rivali della SPD. I socialdemocratici, di contro, subiscono un calo del 3,2% rispetto al 2012 e perdono un seggio. Risultato sostanzialmente invariato per i Grünen, che conservano intatto il contingente di deputati regionali, mentre la FDP aumenta i consensi del 3,3%. Crolla anche in Schleswig-Holstein il Partito Pirata, che si ferma all’1,2% e perde i 7 seggi conquistati nel 2012, mentre la formazione di sinistra Die Linke resta ancora sotto la Sperrklausel del 5%. Da notare l’AfD, che con il 5,9% delle preferenze porta cinque rappresentanti nel Landtag di Kiel.

In Nordreno-Vestfalia, infine, il dato delle urne è tanto inequivocabile quanto inatteso rispetto alle indicazioni dei sondaggi. Con il 31,2% la SPD registra il suo peggior risultato di sempre nel Land considerato un bastione della sinistra, perdendo il 7,9% rispetto al 2012, e malgrado un aumento nell’affluenza al voto. La CDU, di contro, aumenta del 6,6% la quota di consensi e con il 33% dei voti diventa la prima forza politica del Land, raccogliendo circa 750.000 preferenze in più rispetto al 2012. I Grünen si fermano al 6,4%, pari a 540.000 voti in meno rispetto alle precedenti consultazioni regionali, conservando solo 14 dei 29 seggi ottenuti nel 2012. La FDP raggiunge il 12,6 % di preferenze, (+ 4% rispetto al 2012) e ottiene 28 seggi (+6). La AfD con il 7,4% supera ampiamente la soglia di sbarramento, mentre con il 4,9% il partito di sinistra radicale Die Linke non riesce a superare la soglia di sbarramento. L’affluenza al voto cresce infine del 4% rispetto al 2012.

L’esito del voto nei tre Länder mostra alcuni tratti comuni molto chiari:

la CDU sembra aver superato la crisi di consensi patita nell’inverno 2016, e si pone nelle migliori condizioni per riproporre Angela Merkel alla guida del Governo anche nella prossima legislatura.

Nella SPD, di contro, svanisce il cosiddetto “effetto Schulz”, ovvero la recente crescita di consensi messa in relazione con la candidatura alla Cancelleria di Martin Schulz, ex Presidente del Parlamento Europeo.

Altri tratti caratteristici comuni alle tre consultazioni sono state il successo dei Liberali, dovuti in gran parte al lavoro del nuovo segretario Christian Lindner, la crisi di consensi di ambientalisti e sinistra radicale, entrambi fortemente ridimensionati, e la capacità della AfD di superare la soglia di sbarramento in tutti e tre i Länder.

Nel complesso, il quadro politico che emerge dall’ultimo voto regionale tedesco disegna uno scenario nettamente favorevole alla CDU, e invece alquanto complicato per la SPD. Gli analisti concordano nell’individuare tre ordini di fattori che spiegano questi risultati: fattori locali, per i quali i candidati ed i programmi dei cristiano-democratici si sono dimostrati maggiormente credibili ed efficaci dei rivali socialdemocratici; fattori federali, legati soprattutto al calo della percezione negativa dei fenomeni migratori più recenti, che avevano invece penalizzato Merkel nei mesi precedenti, unita al positivo livello di crescita economica e di occupazione, il cui merito viene evidentemente attribuito più al partito della Cancelliera che al suo partner di coalizione; fattori europei, infine, legati ad uno scenario di maggiore stabilità seguito alle elezioni presidenziali francesi, vinte da un candidato, Emmanuel Macron, mostratosi già in forte sintonia con Merkel, che ne trae vantaggio anche in vista dell’assetto di governance da attribuire all’Unione Europea dopo il voto britannico di giugno e quello tedesco del prossimo settembre. L’unico aspetto ancora da definire riguarda il possibile partner di coalizione della CDU: se la FDP dovesse confermare il trend positivo anche a livello federale, e riuscisse così a rientrare al Bundestag dopo il crollo del 2013, potrebbe secondo molti rappresentare l’alleato più probabile in una coalizione di centro-destra, mettendo fine alla sequenza di Grandi Coalizioni con i socialdemocratici che in tal caso tornerebbero a guidare l’opposizione federale dopo otto anni al Governo.

Andrea De Petris